giovedì 10 gennaio 2013

ENERGIE TUDERTI: LEONARDO PARASECOLO


Studia filosofia, ama la natura, la sua più grande passione è la musica e vi posso assicurare che ha davvero talento. Ecco l'intervista a Leonardo Parasecolo.


Presentati. Di te ci interessa tutto, età studi formazione professione gusti. Ma anche ciò che ritieni di essere stato, ciò che ritieni di essere oggi ( anche cosa saresti voluto) e che vorrai rappresentare in futuro.

Salve a tutti, sono Leonardo Parasecolo, sono nato a Todi il 26 gennaio del 1993. Ho studiato e mi sono diplomato a luglio al liceo Jacopone Da Todi ed ora studio filosofia all’università degli studi di Perugia. Le cose che più mi appassionano sono le arti(musica e cinema su tutte), la filosofia, passeggiare nella natura incontaminata, il calcio e la subacquea. Attualmente sono un ragazzo con tanti sogni e di preciso poco in testa. Ma parliamo di una cosa alla volta. Ho un gruppo con cui faccio crossover(un’unione tra rock e rap, molto sinteticamente), Galleria 291, e questo rappresenta la possibilità di inseguire il mio sogno più intimo, infantile, ma quindi anche più sincero e sentito, che sarebbe quello di riuscire a sopravvivere con la mia più grande passione: la musica. Non dico che vorrei diventare una rockstar, riempire S. Siro, vendere milioni di dischi e avere sedicimila groupies che mi aspettano a fine concerto, non potrei mai, né vorrei, perché per far ciò dovrei fare un tipo di musica che non sento mia, ma riuscire a diventare parte della scena Underground dei gruppi rock italiani sarebbe qualcosa che mi permetterebbe di sopravvivere con ciò che più amo e potendo essere in pieno me stesso. Attualmente abbiamo un album all’attivo, ma non siamo ancora soddisfatti, ci siamo rimessi a comporre e in questo periodo in particolare stiamo producendo davvero diverse cose interessanti. Sentirete… Un altro grande sogno, quello per cui mi impegnerò nei prossimi anni di studi, è quello di poter insegnare un giorno storia e filosofia, sogno che sarebbe ancor più grande se potessi tornare nel mio vecchio liceo a farlo. Il liceo in cui ho avuto alcuni professori estremamente competenti, professionali e appassionati alle loro materie, che, oltre ad avermi trasmesso la loro passione e le loro conoscenze, sono diventati, proprio per questo, dei modelli da imitare. Poter un giorno insegnare a Todi, inoltre, mi permetterebbe di stare nella mia città, la città che amo, la città in cui sono cresciuto, in cui ci sono tutte le persone e i luoghi che mi porto nel cuore. E comunque, al di là della professione che farò, un giorno o l’altro, vorrei tornare a Todi e cercare, per quanto mi sarà possibile, di migliorare e di dare a un contributo a questa città, che, come ho detto, fa parte del mio cuore.

E’ vero che a Todi non si riesce, soprattutto da parte dei giovani, a portare avanti progetti innovativi? Se sì perché? Perché non ci sono di questi giovani o mancano risorse mezzi o canali organizzativi e politici?


Io credo che i progetti, in qualsiasi campo, abbiano bisogno, in primo luogo, di idee, che ne costituiscono la sostanza stessa, in secondo luogo, di una forte volontà da parte di chi li porta avanti di investirvi tempo e risorse e poi, ovviamente, anche di canali organizzativi, come tu hai detto. Proverò ora a spiegare la situazione tuderte in merito al preambolo che ho fatto. Le idee per me ci sono e potrebbero essercene ancora: ho conosciuto e conosco tante menti brillanti e ricche di idee nel mio stesso liceo e fuori, menti di persone che possono avviare progetti originali e interessanti e che in parte già lo stanno facendo o stanno lavorando per farlo. Per esperienza personale, col mio gruppo, posso dire che a Todi i canali organizzativi scarseggiano, ma non sono assenti, anzi, se sono ben sfruttati e individuati, possono risultare molto utili per iniziare un progetto. Attualmente ritengo però le menti brillanti, di cui parlavo prima, colpevoli di una cosa: cioè di un innato senso di impossibilità e di sfiducia che li porta all’immobilismo e alla mancanza di iniziativa, tornando alla premessa che ho fatto, direi che manca il secondo aspetto, credo inoltre che questo però non sia un problema che riguardi Todi, ma che sia proprio di tutta la mia generazione e legato al contesto storico in cui questa è inserita.

Tu, nel tuo settore di competenza, che progetti proporresti? E saresti capace non solo di lanciare l’idea ma anche di programmarli e gestirli?

Hm, non mi ero mai posto in quest’ottica, ad ogni modo, ora che me lo chiedi, a me sarebbe sempre piaciuto organizzare una competizione musicale tra i gruppi di Todi. Abbiamo una delle scene musicali più interessanti delle cittadine umbre e un concorso potrebbe diventare uno di quei canali organizzativi di cui parlavamo prima, anche perché non dovrebbe essere troppo proibitivo da un punto di vista organizzativo. Anzi ti ringrazio per la domanda che mi ha dato l’idea: da metà febbraio quando avrò dato gli esami e fatto i live che abbiamo in programma, mi metterò subito ad organizzarlo.

La parola che fa rima con estate è giovani: lì, in quei mesi, le esperienze, le amicizie, gli amori si portano dietro suggestioni che ci rimangono dentro per sempre. Racconta la tua suggestione, quella che porterai con te ovunque andrai.

Bella domanda. Todi in questi diciannove anni me ne ha regalate tante, ognuna delle quali così ricca di sentimento e di passione che, al solo ricordo, mi sento bene. Dovendone scegliere una, direi quella che ebbi nel maggio dell’ anno scorso: stavo facendo una delle mie incursioni nella natura, percorrendo la stradina che dal cimitero vecchio porta al Tevere, in quella stagione, i ciliegi, dei quali quella strada è piena, sono ricchissimi di frutti. Scendendo quella stradina ripida, mi fermavo ogni due metri ad abbuffarmi di ciliegie tra un albero e l’altro, mentre il vento mi soffiava leggero addosso e il Tevere scorreva a pochi metri. Quella volta fui davvero felice ed ebbi la netta sensazione che quel posto mi appartenesse ed io appartenessi a questo. Fu davvero una sensazione tanto strana quanto bella, una sensazione che provo ogni volta che passeggio in quel luogo, ma che quella volta in particolare fu fortissima, totalizzante.

Cosa vorresti dire a quelli che oggi sono più giovani di te, ai sedicenni ai diciassettenni? Non fate i nostri errori o fate come noi che….Fatevi sentire, organizzatevi o cos’altro?

No, nulla in particolare e nulla di specifico, ma non per questo banale: vorrei dir loro di conoscere se stessi, di cercare sempre e incessantemente di capire chi sono davvero ed esserlo ad ogni costo, di cercare in tutti i modi di perseguire la loro essenza, senza mai lasciarsi condizionare e di pensare sempre con la stessa autonomia con cui devono essere. E poiché questo è un compito che col tempo sembra diventare sempre più difficile, spero e auguro loro sinceramente di farcela. Se ne saranno in grado, non avranno bisogno di nessun altro consiglio, ma saranno sempre capaci di fare quello che è più giusto per loro e per tutti. Se faranno ciò, inoltre, secondo me, potranno sconfiggere quel senso di impossibilità e sfiducia del quale parlavo nella risposta alla seconda domanda, visto che l’essenza trascende le preoccupazioni e le ansie, spesso inessenziali, di una generazione.

5 commenti:

  1. Bravo, continua così...

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  2. Che bella intervista! Un diciannovenne consapevole dell'importanza dello studio, impegnato nelle sue passioni, che si sente "parte" della natura. Caro Leonardo, ci fornisci un'occasione per dire che i giovani sono l'unica nostra speranza.

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  3. Un'intervista di un ragazzo pieno di entusiasmo e dal cuore buono, si capisce proprio.

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  4. Un invito ad Andrea a continuare: quante belle persone ci stai facendo conoscere!E quanti giovani che vogliono fare, che si danno da fare anche in un periodo buio come questo.

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