Nel voto per l’abolizione del
Senato un no misero, malmesso e con tante sfaccettature.
Quello unanimista-drammatico del
Berluska: oehh! Qui votiamo tutti altrimenti mi fanno il c….
Quello riformista della Gelmini:
con forte disagio e dissenso, cioè avrei detto si, se non altro perché lo
avevamo già fatto.
Il no affettivo di Verdini e
Fitto: solo per l’affetto che nutriamo per il Presidente (cui il fondoschiena,
alle summenzionate parole, sfricolò).
Quello tragico-ricordante del
Brunetta: io l’avevo detto….
Quello confuso di un simpatico
Forzaitaliota: voto no contro la attuale linea politica del Partito (il top del
top!!!).
No morettiano di Rotondi:
avrei votato no ma voto sì perché cosi mi si nota di certo di più (si associano
i 5Stelle e Fassina nella variante aventiniana).
Il no del mago Silvan, con una
mano sola, di SEL: con l’altra si fanno gli esercizi per la periartrite col
testo della Costituzione.
Il no a futura memoria, oggi si
ma domani no (o non si sa) di Gotor: del tipo oggi è l’ultima volta ma poi
vedrete, etc, etc, (ma Bersani quando se ne libera?).
Di tutto, di più e poi dice che
l’antipolitica avanza! L’unica soddisfazione è che, abolito il Senato, almeno
per un fatto meramente statistico, di queste scempiaggini ce ne dovremo gustare
di meno.
c.v.
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